venerdì 5 ottobre 2012

Vegetali a tavola o nella rete elettrica?

Bioenergie e biocombustibili come valide alternative al petrolio e per questo fonti pulite di energia. Ma è proprio così?

E’ opinione comune considerare le biomasse -scarti dell’agricoltura e dell’allevamento, nonché vegetali coltivati appositamente per l’uso- fonti pulite di energia perché provenienti da resti biologici.
Ma bio vuol sempre dire pulito e privo di impatto? E quanto può essere “eticamente conveniente” togliere spazio all’agricoltura per creare intere piantagioni che andranno ad alimentare centrali a biomasse? Ne parliamo con il professore Federico Valerio, responsabile del Servizio di Chimica Ambientale dell’Istituto Tumori di Genova, specializzato nella gestione dei Materiali Post Utilizzo e dei loro effetti sulla qualità dell’ambiente e sulla salute.

Si interessa della qualità ambientale, in particolare della presenza -ed immissione- di sostanze cancerogene nell’ambiente. Come colloca i biocombustibili all’interno di questo contesto? 

“Nel pubblico è diffusa la percezione che un prodotto "naturale" sia innocuo. Questa percezione non è sempre vera, basti pensare alle piante velenose. Alla giusta e crescente richiesta dei consumatori di prodotti sani e sicuri, la pubblicità risponde offrendo prodotti marcati "BIO" e questo non è affatto garanzia di salubrità.
I bio combustibili appartengono a quest'ultima categoria.”

Si parla di biocombustibili come fonte di energia pulita a tutti gli effetti. Lei quindi non è d’accordo con questa affermazione? 

“E un dato di fatto che la combustione di legna, oli vegetali e gas prodotto con la fermentazione anaerobica di materiali di origine vegetale ed animale produca inevitabilmente fumi contenenti inquinanti tossici come ossidi di azoto, ossido di carbonio, benzene, formaldeide, cancerogeni e mutageni, polveri sottili ed ultrasottili. Questo a causa delle complesse reazioni chimiche che avvengono durante la combustione. Numerosi studi dimostrano che, a parità di energia prodotta, un bio-combustibile produce un inquinamento molto simile a quello prodotto dall’olio combustibile di origine fossile. Addirittura se il combustibile è legna, la quantità di polveri ultrasottili che si forma è nettamente maggiore di ogni altro combustibile fossile, in particolare il metano.”


Secondo lei gli effetti ambientali provocati da una centrale a biomasse possono in qualche modo essere paragonati agli effetti provocati da un inceneritore? 

“La centrale a biomasse è un inceneritore a tutti gli effetti, nei cui fumi è possibile trovare gran parte degli inquinanti presenti negli inceneritori di rifiuti, comprese diossine e metalli pesanti. Questo risultato non è per niente sorprendente se si pensa che oltre il 60% dei rifiuti urbani è fatto di materiali biodegradabili, ossia biomasse di origine vegetale ed animale.”



E in che modo possiamo trovare fonti alternative al petrolio, se anche quelle definite pulite hanno effetti negativi? 

“La prima fonte alternativa al petrolio è l'efficienza energetica, a cominciare da quella delle nostre abitazioni. Chimici di tutto il mondo stanno lavorando per realizzare le bio-raffinerie, impianti alimentate da scarti agricoli e vegetali non commestibili che potrebbero mettere a disposizione nuove materie plastiche, lubrificanti, carburanti gassosi e liquidi in quantità sufficiente per coprire i fabbisogni presenti e futuri di tutta l'umanità, a patto che essa sia più equa e più sobria.”

Problema rifiuti. No all’inceneritore per il residuo secco. No alle biomasse. Ma se le discariche sono ormai al collasso e si rischia un’emergenza, oltre ad una buona raccolta differenziata, quale potrebbe essere la risposta?
“La scelta prioritaria per gli scarti organici deve essere il compostaggio e la fermentazione anerobica con la produzione di bio-metano da immettere in rete. Il riuso e il riciclo è la risposta intelligente per quanto riguarda i materiali recuperabili. La quota non differenziata, dopo trattamenti di stabilizzazione biologica e separazione delle principali frazioni merceologiche, potrebbe ulteriormente essere recuperata grazie alla nascente "chimica verde".
Ma prima di tutto è fondamentale ridurre di almeno il 10% la produzione di rifiuti pro-capite, dicendo addio a tutti gli inutili oggetti "usa e getta.”

Alla fine dei conti l’energia da biomasse potrebbe comunque essere considerata una valida alternativa ai combustibili fossili?
“Come già detto, confronti tra l'inquinamento da combustibili fossili e l’inquinamento da biomasse non evidenziano particolari vantaggi a favore di queste ultime.
Un grande equivoco, alimentato ad arte, è quello di parlare solo dell'anidride carbonica come l’unico problema ambientale da affrontare, a causa degli effetti clima-alteranti di questo gas chimicamente inerte e senza effetti tossici.
L’aumento della concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera del Pianeta a causa dell’uso di combustibili fossili è un problema reale. Ma la soluzione non è quella di limitarsi ad immettere in atmosfera, con la combustione di biomasse vegetali, la stessa quantità di anidride carbonica che le piante hanno assorbito  durante la loro crescita.
L'umanità, per garantire la propria sopravvivenza è chiamata a ridurre drasticamente le attuali emissioni di anidride carbonica, riducendo i consumi energetici pro-capite dei popoli più energivori (USA, Giappone e Europa), interrompendo la deforestazione dell’Amazzonia, dell’Africa, dell’Indonesia, spesso motivata proprio dalla produzione di biocombustibili, e sostituendo i combustibili fossili con l'energia solare diretta (fotovoltaico) o indiretta (energia idraulica, energia eolica, correnti marine, moto ondoso, biometano).”




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